Valeria Reda, BVA Doxa
Laurea in Lettere e Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano. In DOXA dal 1999 dove attualmente ricopre il ruolo di Senior Research Manager. Possiede 20 anni di esperienza nella progettazione e realizzazione di grandi indagini campionarie, in particolare in ambito socio-economico, per organismi pubblici nazionali e internazionali, università e aziende private (tra i Committenti: Unione Europea, Harvard Medical School, US State Department, Ministero dell’Istruzione, Banca d’Italia, ISFOL-INAPP). Coordina per DOXA i progetti dedicati al settore del non profit, e dal 2012 è responsabile di Italiani Solidali, monitoraggio annuale sui comportamenti di donazione della popolazione italiana. Nel 2013 ha collaborato con Philanthropy Centro Studi ed ASSIF alla realizzazione del primo censimento dei fundraiser in Italia. Dal 2015 è inoltre relatrice del Master in Fundraising per il Non-profit presso l’Università di Bologna – Forlì.
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Le donazioni informali
Dal 2001 DOXA conduce Italiani Solidali, un monitoraggio continuativo sul mondo del non-profit e delle organizzazioni solidali in Italia, analizzando atteggiamenti e comportamenti di donazione degli italiani, importi donati e cause sostenute, modalità di donazione e fonti di informazione, notorietà delle principali organizzazioni non-profit italiane e internazionali, impatto della crisi economica sulle donazioni, firma del 5xmille.
Dal 2015, anche su sollecitazione della direzione editoriale del magazine Vita, al monitoraggio delle donazioni destinate alle organizzazioni non-profit, DOXA ha deciso di affiancare la registrazione di tutti quei gesti di donazione in denaro che non hanno come destinazione le ONP, ma altre realtà, sempre senza scopo di lucro, alcune delle quali organizzate e a sfondo religioso, altre del tutto informali e non necessariamente connotate da uno specifico orientamento.
In particolare, nel 2018 – nell’ambito del monitoraggio Italiani Solidali – DOXA ha chiesto ad un campione rappresentativo degli italiani di 15 anni e più se negli ultimi 12 mesi hanno fatto offerte alla Messa, hanno partecipato a collette formali o informali, tramite la parrocchia, le missioni o gruppi a carattere non religioso, ma anche se hanno destinato denaro a persone bisognose o fatto l’elemosina, e da ultimo se hanno destinato le proprie donazioni per la scuola:
Anno 2018
Almeno 1 donazione informale – 44%
Offerte alla Messa – 33%
Contanti a persone bisognose/elemosina – 13%
Raccolte informali a carattere non religioso – 10%
Raccolte informali a carattere religioso – 6%
Donazioni per la scuola – 1,3%
Anche l’analisi del trend delle risposte nel corso degli anni, dal 2015 al 2018, riguardo a questo tipo di donazione (che definiremo “informale”) offre spunti di riflessione molto interessanti. Fin dal primo anno, infatti, e ancora di più nell’ultima rilevazione del 2018, la quota di italiani di 15 anni e più che negli ultimi 12 mesi ha fatto almeno un gesto di donazione informale si è sempre posta al di sopra della percentuale di coloro che hanno dichiarato di aver sostenuto nello stesso periodo una organizzazione non-profit:
Anno Donazione a ONP Donazione informale
2015 26% 30%
2016 32% 35%
2017 29% 31%
2018 28% 44%
Come detto, nel 2018 si apprezza un notevole incremento di coloro che dichiarano di aver fatto almeno una donazione informale nell’ultimo anno (dal 31% del 2017 al 44% del 2018). Il motivo di questo incremento è da attribuire, a nostro avviso, a due ordini di motivazioni. Da un lato, nel 2018 la domanda sulla donazione informale è stata esplicitata, mostrando all’intervistato un cartoncino che riportava tutte le possibili tipologie di donazione che potevano essere incluse in questa definizione; senza dubbio, questa modalità di somministrazione permette una maggiore concentrazione da parte del rispondente sui singoli elementi considerati nella domanda, e dunque non meraviglia che in questo caso si ottengano percentuali complessive più elevate. D’altra parte, riteniamo che sia incrementata nel corso dell’ultimo anno, e rimanga molto radicata tuttora, una diversa sensibilità e attitudine nei confronti delle donazioni, fortemente influenzata anche dal contesto sociale e culturale che si è andato affermando negli ultimi anni. Si tratta anche in questo caso – come in molti altri ambiti, sociali, politici e culturali – della tendenza sempre più forte alla dis-intermediazione, che in questo contesto ha spinto una quota sempre maggiore di italiani a scegliere di sostenere direttamente una persona in difficoltà, o raccogliere donazioni per un progetto gestito in prima persona sul territorio, piuttosto che fidarsi della mediazione delle organizzazioni non-profit nella gestione dei fondi e nell’impiego delle donazioni.
Si devono tenere presente, in ogni caso, forti sovrapposizioni tra i due insiemi di donatori. In particolare, l’incremento nel 2018 di coloro che hanno fatto un qualunque gesto di donazione nell’ultimo anno (a ONP o informale) dal 41% al 49% – e la corrispondente diminuzione dei non-donatori dal 59% del 2017 al 51% del 2018 – è conseguenza sostanziale dell’aumento dei gesti di donazione informale, dal momento che invece la quota di donatori ad associazioni nel complesso è diminuita (passando, come si è già visto, dal 29% al 28%), e risulta dimezzata la quota dei soli donatori a ONP, che passano dal 10% al 5%:
Anno ONP Solo ONP Solo Ness.
e informale inform.
2017 19% 10% 12% 59%
2018 23% 5% 21% 51%
Dal punto di vista del profilo socio-demografico, coloro che prediligono le donazioni informali – rispetto a coloro che sostengono le ONP – risultano in proporzione più anziani (1 su 2 ha più di 55 anni), hanno un titolo di studio in media leggermente più basso, risultano – al contrario dei donatori a ONP – prevalentemente non-occupati, e sono particolarmente presenti nel Sud-Italia (4 su 10).
È stato poi chiesto a tutti coloro che hanno dichiarato almeno un gesto di donazione informale nell’ultimo anno di indicare l’importo complessivo donato negli ultimi 12 mesi. In questo caso, date le sovrapposizioni già evidenziate rispetto all’insieme dei donatori ad organizzazioni non-profit, è opportuno considerare soltanto l’ammontare dichiarato dai donatori informali “puri”, che quindi non hanno contestualmente sostenuto anche ONP:
Anno Importo medio Importo medio
donazioni ONP donaz. solo informali
2015 59€ 42€
2016 51€ 42€
2017 54€ 35€
2018 67€ 35€
Si apprezza come, per tutti gli anni di rilevazione, gli importi medi annuali destinati a donazioni informali siano risultati sensibilmente più bassi rispetto agli importi destinati alle organizzazioni non-profit (addirittura quasi la metà nel 2018); inoltre, l’ammontare raccolto dalle donazioni informali ha mostrato in questi anni un andamento decrescente a fronte del trend crescente fatto registrare soprattutto nel 2018 dagli importi destinati alle ONP.
Pare dipingersi uno scenario per cui, da un lato diminuisce il numero di donatori alle organizzazioni non-profit ma aumenta la loro donazione media, e questo può certamente essere ascritto, come si è detto, al mutato clima sociale e culturale nei confronti della solidarietà in generale, ma anche al perdurare della crisi economica che impatta in modo particolare sugli strati meno abbienti della popolazione, comprimendo le donazioni di importo contenuto ma influendo meno sulle elargizioni dei più ricchi; d’altra parte, come si è visto, lo stesso clima di sfiducia nei confronti della mediazione delle organizzazioni non-profit nella gestione della solidarietà induce un aumento dei donatori informali che però, proprio a causa delle difficoltà economiche, fanno registrare una diminuzione della loro donazione media.
Interrogati sui motivi della mancata donazione a ONP, i donatori informali forniscono risposte interessanti, in particolare se confrontate con il gruppo dei non-donatori:
Anno 2018 Solo informale No donazione
Non ho fiducia in generale nelle ONP 24% 29%
Scarsa trasparenza/
comunicazione sull’uso dei fondi 21% 15%
Preferisco impegnarmi nel volontariato 13% 8%
Firmo già il 5xmille 8% 5%
Come mostrato dalla tabella, il senso di sfiducia generale nei confronti delle ONP appare più contenuto tra i donatori informali rispetto all’insieme dei non-donatori, ma risulta invece più marcato tra i primi un atteggiamento di diffidenza più specifico, che riguarda esattamente la scarsa trasparenza nell’utilizzo dei fondi raccolti, e la mancata comunicazione riguardo a quanto è stato realizzato grazie ad essi. E’ significativa anche la maggiore predisposizione dei donatori informali al volontariato e alla firma del 5xmille: in questi due casi, le differenze rispetto ai non-donatori, pur registrando valori piuttosto contenuti, sono rilevanti se considerati gli scostamenti in percentuale, a conferma di una maggiore vicinanza al mondo della solidarietà.
Ma quali sono le cause di destinazione della donazione che potrebbero essere scelte dai donatori informali, nel momento in cui decidessero di sostenere una organizzazione non-profit? La seguente tabella riporta le risposte fornite al questionario, nuovamente a confronto con la propensione a donare per le diverse cause dichiarata dai non-donatori:
Anno 2018 Solo No Diff. Rapporto
infor. donaz.
Ricerca medico-scientifica 54% 32% 22 1,7
Assistenza agli anziani 24% 18% 6 1,3
Aiuti umanitari d’emergenza 21% 14% 7 1,5
Povertà in Italia 21% 19% 2 1,1
Assistenza malati/disabilità 21% 11% 10 1,9
Infanzia nel mondo 17% 7% 10 2,5
Adozione a distanza 17% 7% 10 2,4
Difesa dell’ambiente/
lotta all’inquinamento 13% 5% 8 2,6
Infanzia in Italia 13% 13% – –
Come si vede, le risposte dei donatori informali e dei non-donatori sono state ordinate in modo decrescente in base alle preferenze dei primi. La ricerca medico-scientifica si conferma di gran lunga anche tra i donatori informali come la causa che verrebbe maggiormente premiata; a seguire, si posizionano l’assistenza agli anziani, gli aiuti umanitari d’emergenza, la povertà in Italia e l’assistenza a persone malate/disabili. Di seguito, si registra un altro gruppo di cause (tra le quali gli aiuti all’infanzia nel mondo, l’adozione a distanza ma anche la difesa dell’ambiente e la lotta contro l’inquinamento) per le quali le preferenze dei donatori informali sono meno numerose, ma è più accentuata la distanza rispetto a quelle dei non-donatori (si veda l’ultima colonna a destra, che calcola il rapporto tra le risposte dei primi e quelle dei secondi). Da notare infine che si registra da parte dei due gruppi la stessa propensione a donare per l’infanzia in Italia (13%).
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