Rallenta la generosità degli italiani, il dono alla prova dell’era post covid

Rallenta la generosità degli italiani, il dono alla prova dell’era post covid

I dati del 3° Rapporto dell’Istituto Italiano della Donazione sugli italiani e le donazioni:
lieve calo dell’impegno nel 2019, l’impatto della pandemia e gli scenari futuri

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È un trend in leggero rallentamento quello che raffigura l’andamento delle
pratiche di dono degli italiani nel 2019: lo studio “Noi doniamo – Edizione 2020“, condotto dall’Istituto
Italiano della Donazione (IID) e diffuso in occasione del Giorno del Dono del 4 ottobre, ha analizzato e
approfondito la generosità concreta dei cittadini nel 2019, attualizzando la serie storica avviata con l’edizione
zero del 2018 e aprendo una finestra anche sulla lettura del 2020 e sull’impatto della pandemia su tali pratiche.
IID coordina la campagna nazionale per il Giorno del Dono che coinvolge migliaia di realtà nelle settimane
intorno al 4 ottobre, la Giornata istituita per legge e dedicata alla promozione della cultura del dono. Lo studio
condotto da IID verrà presentato il 2 ottobre alle 11 in un convegno in live streaming sulla pagina
Facebook e il canale YouTube dell’IID.

“In occasione del Giorno del Dono – spiega il presidente dell’IID Stefano Tabò – forniamo un’analisi che
permette di avere una panoramica dell’andamento delle pratiche di dono e di sostegno al non profit relativi
all’anno precedente, uno “stato dell’arte” utile a tutti coloro che operano nel mondo del terzo settore e non
solo. Il focus del Rapporto sono gli italiani: la loro disponibilità economica ad aiutare gli altri, il loro impegno
diretto nel volontariato, la loro volontà di donare sangue, organi e tessuti per aiutare chi sta male. Mettendo
insieme autorevoli dati riusciamo a dare una panoramica rappresentativa della situazione e a leggere meglio
la società in cui opera il terzo settore”.

“Il 2019 – aggiunge il Segretario Generale IID Cinzia Di Stasio – ha visto un trend in calo o stabile su tutti i
fronti del dono indagati, un trend inaspettato visti i segnali positivi degli anni precedenti. In questo si è inserita
una situazione di emergenza sanitaria e sociale che ha generato una mobilitazione forte anche in termini di
donazioni, ma riferibili alla sola emergenza e che pongono molte incognite sui prossimi mesi. Per questo
occorre sostenere e facilitare il lavoro del terzo settore perché senza il dono degli italiani tutto il mondo della
solidarietà si ferma e il nostro Paese non può permettersi di fare a meno del terzo settore stesso”.

I risultati di “Noi doniamo 2020”
Il Rapporto, che per la prima volta gode del sostegno di UBI Banca che ne sponsorizza l’edizione 2020, mette
insieme le fonti più autorevoli, specifiche e complete e ricostruisce, grazie anche a letture e contributi di esperti,
lo stato dell’arte della generosità degli italiani e il suo andamento rispetto agli anni precedenti. Le realtà che
hanno collaborato alla produzione e alla lettura dei dati sono Assif, BVA Doxa, Caritas Italiana, Centro
Nazionale Sangue, Centro Nazionale Trapianti, EU Consult Italia, Osservatorio di Pavia, Walden
Lab. Nel 2019 rimane alta la quota di italiani che non praticano alcuna forma di donazione economica,
nemmeno in via informale: sono saliti al 55% nel 2019 rispetto al 51% del 2018 secondo BVA Doxa. Diverse
fonti convergono sul fatto che sia in diminuzione anche la quota di persone che donano denaro e che si
impegnano nel volontariato, mentre è stabile o in lieve aumento il numero di coloro che fanno o sono propensi
a fare donazioni biologiche (sangue, organi o tessuti).

Italiani meno generosi o più in difficoltà?
Cala nel 2019 di 585.000 unità, passando dal 14,5 al 13,4%, la quota di italiani che donano ad associazioni,
secondo i dati dell’indagine Istat “Aspetti della vita quotidiana” che fa parte del sistema delle Indagini
multiscopo sulle famiglie. Stesso trend è presentato nel contributo di BVA Doxa che nella sua indagine
campionaria quantifica nel 45% il numero degli italiani che hanno complessivamente donato ad associazioni o
in modo informale, a fronte del 49% del 2018. Ma aumenta l’ammontare della donazione media: secondo
WaldenLab è salita dai 70 euro del 2018 ai 77 degli ultimi 12 mesi. Le cause per cui si dona sono soprattutto
la ricerca medico-scientifica, al primo e indiscusso posto in tutte le classifiche, e, in forma più limitata ma
consistente, il contrasto alle povertà e il sostegno a malati e disabili.

Cala il volontariato: c’è meno tempo?
I numeri Istat certificano un lieve calo anche dell’impegno volontario degli italiani nelle associazioni di
volontariato: donare tempo e competenze è sempre un’attività che riguarda una quota minoritaria di
popolazione, ma cala dal 10,5% del 2018 al 9,8% del 2019 la percentuale di persone che fanno volontariato
in associazioni di volontariato passando da una stima di 5.538.000 a 5.174.000 persone. Se a queste
aggiungiamo anche il numero di persone che prestano volontariato in associazioni non di volontariato il numero
totale arriva a 6.854.000 persone con un calo totale di 506.000. Le regioni con più volontari fra la popolazione
sono ancora il Trentino Alto Adige (21,4%), la Valle D’Aosta (17,2%), e il Veneto 13,9%. Aumenta invece il
numero di italiani che si impegnano specificatamente in associazioni ecologiche, per i diritti civili o la pace sulla
scia del forte coinvolgimento dell’opinione pubblica su questi temi negli ultimi anni: sono stati 866.000 nel
2019, 60.000 in più rispetto al 2018. La maggior parte sono giovani donne tra i 14 e i 24 anni.

Tengono le donazioni biologiche, ma con l’incognita demografica
Più positivi invece i dati relativi alle donazioni biologiche, altra pratica che IID mette ogni anno sotto la lente
grazie anche ai contributi di idee e analisi delle istituzioni e delle associazioni che si occupano di tale ambito.
Secondo i dati del Centro Nazionale Sangue, nel 2019 sono stati 1.683.470 gli italiani che hanno donato il
sangue almeno una volta (+0,04% rispetto al 2018) e il 92% di loro sono iscritti ad associazioni. Dati positivi,
ma che non bastano: l’andamento demografico che presenta un progressivo invecchiamento della popolazione
italiana pone delle sfide crescenti e l’aumento dei donatori di sangue, plasma e altri componenti, specialmente
donatori giovani, è fondamentale per la tenuta e l’autosufficienza del sistema. Anche sul fronte della donazione
degli organi i numeri sono importanti: il Centro Nazionale Trapianti quantifica in 3.813 i trapianti di organi
del 2019 grazie a donazioni di 364 viventi e 1.379 deceduti. Complessivamente sono 6.936.583 gli italiani che
hanno espresso la volontà di donare gli organi al Sistema Informativo Trapianti (SIT).

Il ruolo chiave del terzo settore e le incognite del post emergenza sanitaria
Il Rapporto “Noi doniamo – Edizione 2020” contiene anche l’aggiornamento della storica indagine
dell’Istituto Italiano della Donazione sulla raccolta fondi del non profit -giunta alla 18° edizione- che dipendono
anche dalla generosità dei cittadini: nel 2019 sono il 42% del campione totale gli enti non profit che hanno
affermato di aver aumentato le raccolte fondi, mentre il 20% ha entrate stabili e il 38% in calo. L’accesso ai
bandi – compresi quelli emessi da enti pubblici e privati, nazionali e sovranazionali – è lo strumento più
utilizzato per raccogliere fondi e per il 21% delle organizzazioni è il più efficace. Gli eventi pubblici continuano
a rappresentare una fetta importante dell’attività di raccolta fondi: il 13%. Anche per questo c’è preoccupazione rispetto all’andamento delle raccolte per il 2020 che ha visto a causa dell’emergenza sanitaria un forte
ridimensionamento delle iniziative. Sempre secondo l’indagine IID, più della metà delle organizzazioni non
profit (52%) prevede un calo delle entrate per il 2020, il 33% un aumento e il 15% una stabilità. Le incognite
dei prossimi mesi sono molte: se la generosità è aumentata nei mesi dell’emergenza sanitaria -secondo
WaldenLab è salito al 28% il numero degli italiani che hanno donato nei primi 6 mesi del 2020 a fronte del
21% dei mesi precedenti-, sono tante le associazioni che lamentano una diminuzione drastica delle loro
entrate. Infatti secondo il monitoraggio avviato da IID a marzo e ad agosto, sono il 62% le onp che dichiarano
di aver diminuito le loro entrate: di queste per il 20% il calo è stato più del 50 % per arrivare ad un 7,5% che
denuncia di aver perso il 100% delle entrate. E’ evidente che l’aumento degli atti di donazione è andato a
favore della protezione civile e delle strutture sanitarie. Dall’impatto della crisi, dalla tenuta della generosità
delle persone, dalla loro fidelizzazione dopo l’emergenza e in generale dalla fiducia nel non profit dipenderà
l’andamento delle pratiche di dono nei prossimi mesi, quando la generosità, non solo economica, sarà il
principale strumento di cura della comunità.

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